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DSE - Deprogrammazione Semantico Energetica

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Messaggio  Elitheo Carrani Ven Ago 26, 2011 3:59 pm

DSE - Deprogrammazione Semantico Energetica

Definizione

La Deprogrammazione Semantico Energetica è una metodica di meditazione dinamica

Similmente ad altre tecniche opera attraverso la rivisitazione delle esperienze disturbanti e le “tratta” attraverso la loro ri-esperienza onde ottenerne lo scadimento e scaricamento “energetico/emozionale.”

Scopo del Gruppo creato in Facebook

Il gruppo ha lo scopo di far conoscere la tecnica DSE - Deprogrammazione Semantico Energetica, discuterne le modalità di applicazione, suggerire i mezzi più idonei per ottenere i migliori risultati, confrontarsi sui risultati ottenuti e sugli eventuali problemi incontrati.

Essendo una tecnica specifica, lo scopo del gruppo non è e non può essere quello di trattare, presentare, promuovere e discutere di altri approcci, tecnici o filosofici, alla crescita personale, che peraltro non sono in contrasto con la DSE. Questo perché la presentazione di altre metodiche rischia di creare confusione, soprattutto a chi muove i primi passi in quest’ambito.

Ciò non significa che non si possa discutere di altri approcci SE correlati e confrontati con la DSE, per evidenziarne i collegamenti e i nessi, che non sono intuitivamente visibili. Per esempio il Buddismo e ancor di più il Buddismo tantrico, hanno punti in comune che andrebbero spiegati ed illustrati adeguatamente sotto il profilo culturale.

Ciò premesso,ci vedremo costretti, nei casi in cui ciò che viene postato non fosse coerente con lo scopo del gruppo, ed ovviamente previa informazione al postatore, a rimuovere i post non pertinenti.


Specificità

La DSE

- è una tecnica automeditativa gratuita.
- non utilizza processi derivanti dall’ipnotismo (se non in modo accidentale e non voluto).
- è praticata da svegli o in modalità interiorizzata, tipica dei processi di meditazione dinamica.
-  si basa sull’uso intensivo del linguaggio e quindi della semantica del linguaggio partendo dalla constatazione che quasi ogni esperienza umana viene processata dal cervello attraverso una semantizzazione linguistica. Attraverso il linguaggio e la semantica si accede non solo ai contenuti auditivi delle esperienze, ma anche alle esperienze visive e cinestetiche (di movimento) presenti nel subconscio in quanto la mente è estremamente ricettiva al linguaggio e ai suoi significati (da qui il termine semantica).  
- la prassi pratica della DSE pur essendo stata sviluppata autonomamente da Elitheo Carrani alcuni decenni orsono, presenta, se confrontata, punti di contatto con alcune applicazioni e tecniche della PNL di Richard Bandler, della tecnica EMDR di Francine Shapiro e dell’EFT. Mentre però queste tecniche utilizzano canali sensoriali preferenziali ( l’EMDR usa prevalentemente i movimenti oculari,la PNL approccia i "casi" indifferentemente o dal canali visivo o auditivo o cinestesico e l’EFT usa come via d’approccio prevalementemente il tatto ), la DSE opera al 100% con i soli processi di pensiero, di cui le manifestazioni e canalizzazioni sensoriali sono solo effetto, e “tratta” i vissuti emozionali solo con l’uso del pensiero che poi si esprime con il linguaggio. Interviene quindi “a monte” di ogni manifestazione sensoriale nella quasi totalità dei casi.
- la base e i principi  teorici sono di matrice buddista. La DSE NON introduce nella tecnica meditativa nuove formulazioni concettuali e linguistiche che operino nella mente in modalità subconscia e che quindi si possano configurare come ipnosi. L’approccio ipnotico, che peraltro può anche essere valido ed efficace in diversi casi, è invece largamente usato in PNL (altro aspetto da cui la DSE si differenzia e si distanzia) per indirizzare verso nuovi comportamenti.
La base comune con l'approccio meditativo buddhista consiste nel fatto che la DSE opera unicamente per sottrazione mirando cioè a trattare e ridurre le aree di disturbo e sofferenza e a non aggiungere nulla.
L’obiettivo della tecnica è di portare a diminuire la quantità dei processi mentali subconsci perturbativi, nella assunzione che questo porti naturalmente e spontaneamente ad un miglioramento generale delle condizioni mentali e spirituali. In questo approccio per sottrazione si avvicina alla prassi meditativa del buddhismo e in questo si concretizza la vicinanza "tecnica" con questa filosofia religiosa.  
- la DSE infatti non indirizza religiosamente. Pur ispirandosi alla prassi delle tecniche di meditazione buddiste nulla afferma in relazione alla via dell’illuminazione e a qualsiasi altra affermazione del buddhismo, né suggerisce al praticante di procedere a credere o non credere in qualcosa o qualcuno. Essendo inoltre una tecnica autopraticata tale suggerimento/condizionamento appare impossibile da realizzare.

La nascita di pagina e gruppo in Facebook ha come obiettivo di:

- far conoscere la DSE come possibilità meditativa autonomamente praticata, gratuita e libera.
- raccogliere feedback sugli esiti della pratica meditativa
- stimolare discussioni in merito alle modalità applicative e ai risultati.

Operando di fatto come un processo di meditazione dinamica autopraticata, la DSE non garantisce e non può garantire alcun sicuro risultato. I risultati sono ampiamente dipendenti da molteplici fattori quali, ad esempio:
- la capacità che il praticante riesce ad acquisire nell’ascoltare i suoi pensieri subconsci e ad attuarne la necessaria dissociazione per poterli trattare con la tecnica.
- la situazione mentale specifica del praticante con particolare riferimento al suo vissuto storico ed esperienziale. Le persone sono diverse nelle loro esperienze e quindi divergono i tempi, i contenuti e i risultati.
- la motivazione del praticante. Senza la necessaria costanza ogni impresa di cambiamento personale è impossibile. Non è possibile ottenere risultanti radicali di cambiamento in pochi giorni o settimane anche se può accadere nei casi più fortunati.
- le resistenze che il praticante può mettere in campo sia consciamente che inconsciamente per sabotare il tentativo di cambiamento e di crescita.

Non inficiano invece la possibilità della tecnica

- il non credere alla sua efficacia. Se il praticante continua a praticare è ininfluente che ci creda o meno. La tecnica non richiede, come evidenziato sopra, alcun elemento di convincimento, suggestione, fiducia sulla sua efficacia, né a priori, né in seguito.
- la mancanza di tempo. La tecnica può esser applicata al lavoro, durante gli spostamenti, alla guida, passeggiando ecc. Non richiede la posizione del loto o altre ritualizzazioni o posture o la chiusura degli occhi (anche se può aiutare). Si può applicare anche mangiando un hamburger o facendo jogging (quando si è fatta un po’ di pratica).

Nella misura del possibile e senza prendere alcun impegno che potremmo non mantenere, vista la gratuità, faremo il possibile per mettere on line dei materiali utili alla più efficace comprensione ed applicazione della tecnica.

APPLICAZIONE della DSE

Come illustrato sopra la DSE è una tecnica abreativa che porta il praticante a rivivere le condizioni emozionali/concettuali che lo turbano e lo dis-turbano e, attraverso un percorso dell’emozione, portano allo scaricamento dell’energia inclusa e al conseguente sollievo.

Principi teorici

La mente opera costantemente 24 ore su 24 e il suo flusso di pensieri è costantemente attivo sia nella fase di veglia che durante il sonno.
Grandissima parte di questi processi sono sub-consci o completamente inconsci e solo una piccola parte di questi giungono in vari momenti alla coscienza che nella quasi totalità dei casi li considera come suoi, ci si identifica, li condivide e li attua.
Per capire cosa si intende per pensiero/processo sub-conscio si pensi all’atto di guidare un auto. Nella fase di apprendimento iniziale della tecnica di guida, il principiante deve, in ogni momento, essere cosciente di ciò che sta facendo e quindi “pensa”: “ora premo la frizione, innesto la prima marcia e rilascio lentamente la frizione e contemporaneamente premo lievemente sull’acceleratore ecc.”
Quando l’apprendimento ha fatto presa tutti questi processi passano al sub-conscio che li gestisce con grande velocità ed accuratezza. Per un autista esperto, la manipolazione di marce, frizione, freno, acceleratore, volante, frecce di direzione, visualizzazione del traffico, sono processi completamente padroneggiati che non richiedono nemmeno pensiero cosciente.
Qualsiasi processo di apprendimento si basa su questa modalità, dall’andare in bicicletta al lavarsi i denti, al battere sulla tastiera del PC, all’uso del linguaggio.
Tantissime altre cose vengono apprese dalla mente attraverso modalità consce per passare poi al subconscio, ma purtroppo, per nostra sfortuna, non tutte sono utili come imparare a guidare una macchina.
Una caratteristica della mente è che quando apprende una cosa come l’andare in bicicletta, non lo dimentica più. Perché? Perché le istruzioni sono depositate nel cervello in quella che potremmo definire memoria di massa, proprio come un hard disk molto capace, pronte per essere riprese al momento del bisogno.
Vi è mai capitato di rivedere a distanza di parecchio tempo un film e di scoprire che non ve lo ricordate? E poi man mano che procedono le scene cominciate a dire…” ma io questo l’ho già visto…ma non mi ricordo…ah, sì adesso succede che…” Questa è la prova che il ricordo del film è immagazzinato nel vostro cervello ma che non riuscite ad accedervi se non in misura frammentaria, ma voi sapete che l’avete visto e sapete che finisce in un certo modo.
Quindi il cervello registra tutto accuratamente, quello che manca talvolta è la capacità di accedere al ricordo.
Allo stesso modo ogni esperienza del vostro passato è registrata da qualche parte e può essere recuperata. Quello che però a noi interessa non è tanto recuperare TUTTO, ma recuperare e togliere di mezzo quelle esperienza che ci fanno stare male.
Ora c’è un'altra caratteristica del ricordo e dell’apprendimento e cioè che insieme al ricordo si registrano automaticamente anche le emozioni e le sensazioni legate a quel ricordo. E purtroppo certe emozioni non sono proprio il massimo. Nel nostro passato ci può essere dolore, rabbia, tristezza, paure di diverso tipo, angosce, timori, vergogne ecc.ecc.
Ora se noi proponessimo una pratica per arrivare a tutte queste esperienze, non potremmo in realtà proporla come meditazione in quanto la possibilità di raggiungere tutte queste esperienze negative, trattarle e risolverle da soli, non è una strada praticabile per tutti ed agevolmente. Come fare quindi?
Si da’ il caso che alla base di ogni esperienza ci sia un processo di elaborazione della stessa che ha al suo interno due elementi: una verbalizzazione e una emozione correlata.
Poniamo l’ipotesi di un episodio di vergogna, diciamo una brutta figura fatta a scuola tanti anni fa…Immaginiamo che la persona abbia 13 anni e che durante una recita scolastica sia scivolato sulla scena della recita e finito con la faccia in un vaso di scena pieno d’acqua, rovinando la recita e facendo ridere tutti i presenti, compagni e genitori.
Ora questa persona cresciuta, potrebbe tranquillamente sviluppare un sacro terrore per i giudizi altrui, una discreta avversione per l’acqua e una timidezza esorbitante a parlare con altre persone. Bene. Anche se durante l’esperienza incriminata nessuno potrebbe aver detto nulla e il malcapitato potrebbe aver solo sentito la sua testa nell’acqua e le risate dal pubblico, ciò non di meno avrà causato una verbalizzazione dei suoi processi di pensiero che avrebbero potuto essere del tipo: “ che figura, che figura, sono un cretino, Dio che vergogna, adesso rideranno di me in eterno, voglio scappare via di qui, cosa diranno mamma è papà, non voglio più vedere nessuno ecc. ecc.”.
Passando il tempo e gli anni il ragazzo diventato uomo potrà metabolizzare in modo più o meno felice, quell’esperienza, ma tracce possono rimanere, anche pesanti.
Come si agisce con la DSE? Il contenuto verbale/semantico/linguistico che il ragazzo ha registrato nel suo cervello in quel momento si è inevitabilmente associato allo stato emotivo/energetico che lui aveva in quel momento. Ogni volta che le condizioni della vita si troveranno ad avvicinarsi a quel tipo di esperienza, vuoi perché c’è qualcuno che lo sta osservando, vuoi perché c’è qualche situazione che lo porta al centro dell’attenzione altrui o anche solo che lui lo pensi, quel contenuto salirà dall’inconscio e si presenterà alla coscienza come imbarazzo o vergogna o come pensiero auto punitivo (sono un cretino) o come paura che qualcuno rida e così via.

ASPETTI PRATICI

Il praticante che voglia provare ad affrontare con la DSE tale situazione opererà secondo questo schema:
1. Dissociazione. Quello che sto sentendo (il disagio, l’imbarazzo, la rabbia verso di sé o verso gli altri ecc) non sono io, ma è qualcosa che agisce contro di me che infatti io non voglio. Il praticante si deve rendere conto che quella reazione opera contro la sua volontà. La dissociazione può essere ottenuta attraverso modalità visive ( es: immaginare un altro se stesso che osserva il primo che ha la reazione indesiderata), oppure cinestesiche ( il praticante sente delle reazioni nel suo corpo che stanno approssimando quelle della “registrazione” originale ma le interpreta come estranee a sé) o infine auditive (il praticante sente frasi, voci nella sua testa che riproducono od approssimano ciò che ha sperimentato la prima volta o che ha pensato in quell’occasione, ma le considera delle mere registrazioni che sta ascoltando, non diversamente da quando si possa sentire musica e ci si metta a ballare, si può comunque smettere di farlo in ogni momento e mantenere la consapevolezza che si sta recitando una parte.)
2. Abreazione. Diversamente da quello che tutti tendiamo a fare, cioè reprimere, cancellare, negare e/o cercare di mettere sotto controllo l’emozione negativa, il praticante cercherà attivamente di verbalizzare (solo mentalmente se si trova in pubblico, anche parlando tra sè se in privato) il senso di disagio , mettendosi in ascolto di quello che il subconscio sta dicendogli, ed anzi se possibile, aumentando la sensazione fino a renderla più evidente possibile e precisamente rispondente come intensità a ciò che sta provando. E’ prioritario mantenere la dissociazione dall’esperienza in quanto non appartenente alla persona, ma da essa stessa subita.
Una volta portata alla coscienza, il praticante potrà entrarvi come un attore che recita una parte e dare ad essa lo sfogo emozionale che sta richiedendo, ripetendo la verbalizzazione (semantica) accompagnandola con l’emozione (energetica) che l’accompagna e, se presente, con i movimenti e le sensazioni del corpo (cinestetica) che vengono naturali, qualsiasi essi siano.
3. Scaricamento. La ripetizione dell’esperienza dovrà essere reintepretata e rivissuta fino alla sua trasformazione, sotto il profilo della semantica, in un ritornello senza senso e senza carica emozionale, quasi fosse una filastrocca, e fino al manifestarsi di una correlata sensazione di alleggerimento e rilassamento. A questo punto avremo realizzato uno scaricamento dell’emozione perturbativa (la deprogrammazione è quindi avvenuta) e almeno quella specifica parte rivissuta sarà stata cancellata sulla traccia emozionale.

E’ importante non farsi impressionare dalle reazioni che la mente può porre in atto quando “entra” nell’esperienza. Il praticante potrà rimanere stupito ed anche umiliato, scandalizzato, deluso, perfino sconvolto, dalla reazione che il suo sub-conscio potrà mettere in scena, ma deve sempre tenere primariamente in evidenza che queste energie sono dentro di lui ma NON sono lui. Più energia (non importa se negativa) si manifesterà durante l'applicazione della tecnica e più il processo porterà beneficio.".


Ultima modifica di Elitheo Carrani il Mer Dic 16, 2015 7:43 pm - modificato 1 volta. (Motivazione : DSE Deprogrammazione Semantico Energetica)
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